Mercoledì, 1 gennaio 2020, alle 19:26 (ora locale), un superbolide esplode nei cieli del modenese.
Ben 8 postazioni di PRISMA registrano l’evento e, dall’immediata analisi di dati, risulta che il meteoroide esploso è sufficientemente grande per avere scaricato a Terra delle meteoriti e che la zona di caduta (strewn field) si trova nei pressi di Cavezzo.
Il 2 gennaio l’INAF (Istituto Italiano di AstroFisica), titolare del progetto PRISMA, informa le autorità e la popolazione della zona di caduta sulla possibilità che ci siano delle meteoriti, su come riconoscerle e su come comportarsi in caso di ritrovamento.
Il pomeriggio del 4 gennaio, 68 ore dopo la caduta, Pimpa, una cagnetta meticcia di 11 anni che accompagna Davide Gaddi lungo l’argine del fiume Secchia, annusa un piccolo sasso che ha un odore nuovo e si blocca.
Davide, una persona straordinaria di cui vi parlo in un’altra sezione del sito, torna su suoi passi per controllare la cosa che ha destato l’interesse di Pimpa e vede che si tratta di un piccolo sasso, nero all’esterno e grigiastro all’interno; le stesse caratteristiche che, come indicato nei comunicati dell’INAF, caratterizzano le meteoriti.

Raccolto il campione, Davide ispeziona il terreno circostante per vedere se ci sono altri sassi simili e, a qualche metro dal punto di ritrovamento, trova un campione simile al primo ma più grosso.
Interrotta la passeggiata Davide, con il numero fornito dall’INAF, fissa un incontro con il coordinatore delle prime ricerche, prof. Romano Serra del Dipartimento di Fisica dell’Università di Bologna, famoso esperto di meteoriti e curatore del “Museo del Cielo e della Terra” a San Giovanni in Persiceto.
Alla vista dei campioni Romano Serra conferma la loro natura extraterrestre, notifica l’avvenuto ritrovamento all’INAF ed ai responsabili di PRISMA e, con il benestare di Davide Gaddi, prende in consegna i due campioni.

Alla mattina del 5 gennaio la prima squadra di ricerca diretta dal Dott. Albino Carbognani, responsabile del calcolo delle orbite degli oggetti registrati da PRISMA, si raggruppa presso l’Osservatorio Astronomico “Geminiano Montanari” di Castelvetro che è situato proprio nell’area della caduta.

Prima di partire per il punto del ritrovamento dei due campioni, il Dott. Carbognani illustra le zone dello strewn field dove svolgeremo le ricerche ed io, avvalendomi del kit didattico di Meteoriti Italia assemblato con campioni di “ČELJABINSK”, “BENSOUR” e “KHENEG LJOUAD” per evidenziare le caratteristiche di una meteorite rocciosa “fresca”, segnalo ai ricercatori meno esperti gli aspetti più caratterizzanti per individuare altri campioni di “CAVEZZO”.


Arrivati sull’argine del Secchia, troviamo il Prof. Romano Serra che ci mostra i due campioni di “CAVEZZO” che consegna al Prof Giovanni Pratesi ed al Dott. Vanni Moggi Cecchi, dell’UFI, incaricati delle analisi.
La squadra composta da una trentina di persone si mette subito al lavoro e, anche se a fine giornata non si registrano ritrovamenti, è stato bellissimo vedere come un gruppo di persone così eterogeneo abbia lavorato così unito per trovare altri campioni da consegnare agli studiosi.
